ViKimpulsi suicidi, invenzioni gialle e blu e knäckebröd

In Svezia di inverno fa freddo. Verità innegabile altresì lapalissiana. Fa freddo e fa buio, e questa condizione spinge a passare molto tempo senza sapere cosa cazzo fare.

Secondo la mia teoria (che non ha nessuna pretesa di veridicità, ma che mi piaceva parecchio), non sapere che cazzo fare può portare a grandi linee a due soluzioni, con tutti i sottogeneri del caso: 1) l’annullamento 2) la creatività pratica.

Parlando di Svezia molti di voi penseranno a enormi e biondi suicidi di massa, a gente che per non sapere come ammazzare il tempo, ammazza se stessa. Bene, un altro stereotipo svedese è destinato a crollare.

cappioGli svedesi non si suicidano.

No, cioè, non è che sono geneticamente impossibilitati a farlo, qualcuno si suiciderà anche, ma l’idea che sia gente mediamente predisposta all’autoeliminazione è falsa.

Hanno voglia di farla finita discretamente più che in Italia, questo è vero, ma rientrano nella media europea, più o meno allo stesso livello dei francesi (ah, tra l’altro, ungheresi, mi dispiace per voi, cercate di tirarvi un po’ su).

L’idea che avete (e che avevo anche io prima di aver fatto ricerche in proposito) rappresenta un classico sintomo del morbo di “stronzata che si diffonde a macchia d’olio“, pandemia ahimé molto comune nella storia: viviamo di fiori di Bach, di teorie del complotto sulle scie chimiche, prima c’erano gli ebrei tirchi e poi i comunisti che mangiavano i bambini…
Nata negli anni ’60, questa leggenda metropolitana è risultata particolarmente coriacea, e fa fatica a morire.

L’iniziatore di tutto ciò fu nientepopodimenoché il presidente Eisenhower che, da buon repubblic-anal (cit. il mio amico Glavast), incoraggiando l’iniziativa privata mal sopportava le richieste di welfare che lo stupido popolo chiedeva a gran voce.

Erano gli anni ’60, più o meno, e ricercatori svedesi avevano da poco raccolto dati statistici sulla media nazionale dei suicidi, e Eisenhower, a coloro che dicevano “Maaa, un po’ di stato sociale? No?” rispondeva “Avete visto in Svezia?! Hanno fatto un super stato sociale e la conseguenza è che si suicidano tutti. Via, via, si sta bene così”.

Questa frase è piaciuta, è stata ascoltata, è stata digerita e ripetuta da generazioni, e la diciamo anche noi.

Il cazzaro Dwight D. Eisenhower (1890-1969)

Il cazzaro Dwight D. Eisenhower (1890-1969)

Grazie mass media e libertà delle informazioni (del cazzo).

Tornando al discorso principale, l’altra alternativa al rompersi le balle, dicevamo, è la creatività pratica. E su questo, in relazione alla Svezia, voci particolari non girano.

E invece dovrebbero girare, perché signore e signori gli svedesi hanno inventato TUTTO.

E qui parto con una carrellata in ordine sparso di svedesate che ci migliorano la vita (o no, ma comunque sono scoperte scientifiche):

  • Chiave inglese = chiavi per sbullonare e svitare erano già state inventate più o meno dovunque, ma quella con la rotellina regolabile fu creata dall’ingegnere inglese Richard Clyburn. E allora perché dovrebbe essere un’invenzione svedese se si chiama “chiave inglese” e l’ha inventata un inglese? Perché uno svedese gli ha inculato il brevetto, tale Johan Petter Johansson, nel 1891.
  • Schermo piatto LCD = possibile grazie alla scoperta di Sven Torbjörn Lagervall, che nel 1979 scoprì i cristalli liquidi ferroelettrici.
  • Cinture di sicurezza a tre punti = ovvero non come quelle dell’aereo, che se inchiodi ti spacchi lo sterno sul volante, ma che bloccano tutto il torace. Ideona di un tecnico Volvo, Nils Bohlin.
  • Cuscinetto a sfera = anche qui, diatribe. Perché se proprio vogliamo, un disegnetto di Leonardo da Vinci dimostra che qualcuno leggermente prima di Sven Gustav Wingqvist ci aveva già pensato.
  • Tetra-pak = cartoncino rivestito di plastica per imballaggi impermeabili molto economici e eco-friendly: più leggero quindi meno trasporti, di carta quindi meno emissioni di gas climalteranti (anche se più alberi tagliati per fare la carta, quindi boh, io con gli ecologisti non ci capisco mai una sega).
  • Dinamite = invenzione di Alfred Nobel, il tizio del premio. Meno pericoloso della nitroglicerina precedentemente usata, in quanto composto granulare stabile e non liquido sensibilissimo a scosse e variazioni termiche.
  • Skype = software freeware che, grazie a un sistema basato su network peer-to-peer, vi permette di parlare e allo stesso tempo mostrare le chiappe ai vostri amici a video se vivete in Australia, o di fare sesso virtuale col/la vostro/a moroso/a (o anche con qualcuno a caso, perché no) che si trova fuori dalla vostra portata.
  • Pacemaker = la prima versione effettivamente impiantabile, che stimolava i ventricoli cardiaci con degli elettrodi a stimolazione fissa, è del 1958, e si deve ai chirurghi svedesi Rune Elmquist e Åke Sennin.
  • Cerniera zip = al prototipo ci aveva già pensato l’americano Withcomb Judson, ma era un meccanismo difettoso (chissà per voi maschietti come sarebbe stato mettersi i pantaloni senza le mutande quando c’era ancora questo meccanismo molto inaffidabile e impreciso). Gideon Sundbäck fece allora come “Sono il signor Wolf, risolvo problemi” e tac, perfetta, pulita, precisa.
Cuscinetti a sfera © by Leonardo da Vinci, XV century

Cuscinetti a sfera © by Leonardo da Vinci, XV century

Quindi sì, gli svedesi quando si rompono studiano l’ambiente circostante e inventano.

E qui veniamo a noi, perché gli svedesi, oltre a queste simpatiche cose, hanno creato anche lo knäckebröd, il pane di segale croccante (dal verbo knäcka, “crocchiare” giustappunto).

Fondamento dell’alimentazione svedese, che sta alla pasta per gli italiani, alla patata per gli irlandesi, al tè per gli inglesi, alla merda fritta per gli olandesi, lo knäckebröd viene preparato in Svezia dal 500 a.C.
Cioè, quando ancora in Svezia non avevano una lingua scritta (le rune sarebbero comparse 300 anni dopo), lo knäckebröd C’ERA.

E continuano a sfondarcisi (e, va da sé, ne hanno ottomila varianti). E non so che potere abbia questo pane secco che ricorda un po’ il mangime per pappagalli, ma oh, quando sei in Svezia lo devi comprare. Magari ti fa cagare eh, ma garantito, esci da un supermercato svedese e ce ne hai il carrello pieno.

Inoltre lo knäckebröd rappresenta perfettamente la creatività pratica svedese di cui sopra: le bollicine d’aria all’interno della pasta, che rendono il pane croccantissimo e fanno sì che duri per secoli, in origine erano create aggiungendo neve o ghiaccio all’impasto; queste poi durante la cottura evaporavano e ci lasciavano l’aria dentro, e qui vedi che la Svezia fa l’uomo creativo.
Ora le bolle sono introdotte meccanicamente, in modo più igienico e meno baVbaVo, ma la croccantezza è la stessa.

La forma tradizionale è quella di cerchi di pane con un buco dentro, tipo ciambelle piatte e secche, perché così venivano impilati su dei bastoni e ce ne stavano tantissimi. Ora non è necessario, vengono venduti anche a rettangoli normali, però la forma tradizionale piace, e trovate nei viKisupermercati anche i cerchioni col buco in mezzo.

Lo knäckebröd tradizionale dalla classica forma "a ciambella"

Lo knäckebröd tradizionale dalla classica forma “a ciambella”

Sopra questo pane ci sta bene il salmone, l’aringa, il formaggio, le salse strane, etc. Sono sostanzialmente crackers dalla consistenza più cementizia per via della segale, quindi sopra ci sta bene quello che sta bene sui crackers.

Confesso che a me manca il vero viKiclassicone: fetta di knäckebröd con burro salato sopra a profusione. Me ne accorgo solo ora che ne parlo. Mi manca.

INGREDIENTI PER 10/15 FETTE:

  • 25 gr. di lievito di birra
  • 2,5 dl di acqua
  • 1 cucchiaio di sale grosso
  • 240 gr. di farina di segale
  • 145 gr. di farina di grano tenero 00
  • 2 cucchiaini di miele

PREPARAZIONE:

Spezzettare il lievito e aggiungere l’acqua a 37°C. Aggiungere il sale e il miele. Aggiungere la farina (l’impasto dovrebbe risultare appiccicoso).

Fare una palletta, spolverare sopra la palletta un paio di cucchiai di farina e lasciar riposare in una ciotola con la pellicola trasparente per una notte.

Dividere la pasta in una decina di pallette più piccole, infarinare un piano con abbondante farina di segale e stendere la pasta, una palletta alla volta. Dovrà essere finissima, un paio di millimetri di spessore.

Usare una ciotola per fare delle forme tonde. Se vi piace il buchino nel mezzo ricavatelo da una tazzina da caffè o un bicchierino. Con una forchetta, bucherellare la superficie.

Cuocere su carta forno in forno già caldo a 250°C per circa 6-8 minuti (controllare attentamente perché ci vuole molto poco per bruciare tutto).

Lasciar raffreddare su una griglia.

Buon appetito!

I.