“Con l’amore io voglio giocare”: la Trombonave e lo stekt strömming med potatismos och rårörda lingon

Io perdo i colpi, perché vi propino cose tipo post di storia, post di linguistica, cose che non vi interessano assolutamente, e lascio da parte le cose importanti.

Perché vi ripeto che io so cosa cercate, lo vedo nella mia dashboard e so che a voi della cultura che trasuda dalla mia nobile persona ve ne sbattete, voi cercate “cazzi mosci“, “figa svedese“, e poi vi va male e finite su un blog di viKicucina.

Ma oggi si cambia. Oggi è per voi.

Oggi si parla di Trombonave! Yuhu!
Quanto ci avete sperato che affrontassi l’argomento Trombonave, ditelo un po’.

La Trombonave in tutto il suo splendore

La Trombonave in tutto il suo splendore

Per i pochi di voi che non sanno cosa sia la Trombonave, è presto detto. La Trombonave è un traghetto della compagnia Viking Line che fa una minicrociera sul Baltico. Le vere Trombonavi sono due (ma il realtà LA mitica è solo una): la Mariella che copre la tratta Stoccolma-Helsinki e ritorno, e la Cinderella (lei, la mitica) che fa una giratina sul Baltico, si ferma alle isole Åland, e poi ritorna indietro.

La leggenda narra che su questi traghetti accadano cose inenarrabili, tipo bionde nude che vi bussano in cabina pregandole di cospargerle di Nutella, che non vedono l’ora di gettarvisi tra le braccia, che non riescono a trattenersi appena vedono un italiano.

Come potete capire anche da soli, mi dispiace per il diludendo, ma queste storie sono leggende metropolitane. E’ più probabile che leggiate sul vostro specchio la scritta “Benvenuto nel mondo dell’AIDS” fatta col rossetto, che incontriate un alligatore nelle fogne di New York, che vi avveleniate con le scie chimiche, che vostro cuggino trovi in spiaggia un cane e invece era un topo.

In realtà se la leggenda è nata, forse c’è stato un tempo in cui le Viking Line erano dei tromba-tromba a cielo aperto, forse tutta la faccenda funzionava di più quando i ragazzi europei viaggiavano low cost usando l’interrail (difatti la Trombonave, forse anche per dimostrare l’attaccamento a una clientela gggiovane, prevedeva fortissimi sconti per chi era in possesso di biglietto interrail). Arrivavano stanchi e puzzolenti dopo aver percorso un intero continente in treno (che l’Europa, per quanto piccola, è pur sempre un continente) e una volta sulla nave si facevano una doccia e erano pronti per il divertimiento. Di turisti giovani se ne vedevano ancora pochi in quelle zone (perché altri preferivano perdere gli ultimi neuroni nei coffeeshop di Amsterdam) e le bionde si incuriosivano.

Ma oggi i pischelli si sono evoluti.

In realtà anche la mia generazione vede l’interrail come una cosa da fratelli grandi, noi già giravamo con gli aerei, e a quindici anni avevamo un’incredibile dimestichezza con i check-in e i gate, sapevamo ridurre il necessario da portare in 10 kg di bagaglio a mano e facevamo già i weekend a Londra e Parigi. Sì. Sono gggiovane anche io.

I pischelli 2.0 quando sono annoiati prenotano un volo Ryanair o Easyjet (e già Ryanair non è più trendy come quando ero adolescente io), buttano automaticamente le bottigliette d’acqua prima di stendere i braccini per il controllo sicurezza, non hanno più un coltellino svizzero, accendono automaticamente l’i-Pad quando il segnale delle cinture di sicurezza si spegne, non sanno neanche più cos’è un interrail: l’interrail fa così anni ’90, quindi dovrebbero inventare un Trombojet stile The Wolf of Wall Street, perché ormai la Trombonave è passata, se voglio andare a Helsinki in un nanosecondo ci arrivo.

E anche gli altri europei si sono, loro malgrado, abituati ad avere a che fare coi ragazzini italici. Così riconoscibili quando li vedi, vestiti di solito malissimo (nonostante l’aura di eleganza che l’italiano si porta appresso: si deve essere adulti per emanarla, i ragazzini in Italia si vestono di merda, soprattutto quando viaggiano), coi marsupi, biascicando un inglese stentato, mostrando tutta la loro incapacità genetica di pronunciare i nomi dei luoghi come si dovrebbero pronunciare.

smileybrufoliMalati di figa, certo, ma questo non direi in un modo particolarmente diverso dai loro coetanei germanici: anche loro si imbarcano in viaggi improbabili verso Firenze e Roma perché le italiane, lo si sa, la sganciano facile. Ho conosciuto un sacco di svedesi che mi raccontavano che da ragazzini si mettevano i soldi da parte per andare in Italia, convinti che, appena scesi, miliardi di morone tettone con le labbra rosse si spogliassero davanti a loro.

Rassegnatevi: il mito che le donne degli altri posti scopino più e più volentieri di quelle della vostra terra natìa è una costante di ogni latitudine.
Il problema caro ragazzino brufoloso che mi stai leggendo, è che se nella tua vita scopi poco non è perché sei nato nel paese sbagliato e le donne (e forse i buoi) dei paesi tuoi sono recalcitranti. E’ perché sei con buone probabilità uno sfigato.
Non preoccuparti, con gli anni passa (nel 70% dei casi), ma levati i prosciutti dagli occhi, fatti una pulizia del viso, lavati le ascelle, vestiti decentemente, non ti scaccolare e se ti manca lo charme prova a farti un corso di teatro. Il problema non sono le italiane (se sei italiano, o le tedesche se sei tedesco, o le svedesi se sei svedese). Il problema sei te.italian

Le svedesi poi, poveracce, ormai si sono stancate dell’italiano macho col collanone d’oro sul petto villoso che è convinto di avere dei punti in più perché non si cheta mai e sa cucinare un piatto di spaghetti aglio, olio e peperoncino.

Di copulare no, non credo siano stanche, anche perché altrimenti la popolazione svedese si sarebbe estinta, ma la globalizzazione ha fatto sì che un ricciolo moro non stupisca più nessuno. Voglio dire, ci emigrano un sacco di somali, senegalesi, etiopi, se le svedesi la devono dare a qualcuno perché è più scuro di loro, sappiate cari amici italici che in Svezia c’è gente molto più scura di voi. E il popolare adagio insegna: once you go black, you never go back.

Se volete che vi faccia da consulente di turismo sessuale faccio anche questo per voi, figuriamoci, ed è più facile di quello che sembra. Per quanto riguarda la Svezia siate splendidi ma non troppo, improfumatevi, vestitevi da hipster, andate in un locale trendy e costoso ma che non lo dà a vedere, prendete una bionda e parlatele di cinema e fotografia mentre la ingozzate di Black Russian (e siete in Svezia, quindi calcolate un 10-15€ a bicchiere). In questo modo ci sono buone possibilità che raggiungiate le triangolare meta. Insomma via, fate come fareste in Italia, in Giappone, in Francia e in Portogallo.

Smettetela di credere alle puttanate che i nordici (e le nordiche) sono diversi, che in Svezia le donne sono più emancipate e quindi la danno a tutti, che le italiane sono più acide perché è un paese cattolico… insomma, davvero credete ancora a queste cose?

Oltretutto io a Linköping ho conosciuto un sacco di ragazze intrippate con sette gesuitiche che volevano arrivare vergini al matrimonio, e nel resto della Svezia ho conosciuto mille svedesi che non volevano “concedersi” troppo in fretta (come se durante l’atto sessuale la donna si concedesse e basta e non si divertisse anche lei), che in ogni rapporto del cazzo vedevano il grande amore, e dal canto opposto ho conosciuto parecchi svedesi maschi che se una donna “gliela dava” al primo appuntamento era una donnaccia, che non volevano che la loro ragazza facesse cose troppo spinte (ovvero con una squinzia occasionale ci faccio i numeri ma la sposa solo a missionario, se no mi si sciupa), e altre aberrazioni del genere.

Quindi tutta questa libertà sessuale io in Svezia non l’ho vista.

Però le testine a pinolo e le persone intelligenti esistono dovunque, quindi secondo me cambia poco.

Ad ogni modo, il mito della Trombonave (come molte cose in viKinghia) deriva probabilmente dal discorso alcol.
Sulla nave infatti gli alcolici sono esenti da tasse, e questo, lo si sa, piace molto ai viKi, che hanno la mordacchia del Systembolaget.

Quindi, essendoci poi due discoteche a bordo, ecco che si crea una miscela esplosiva: discoteche + litri di alcol a poco prezzo + gioventù. Ed ecco che l’ormone schizza più velocemente e rimbalza su più bersagli, ed ecco che la nomea di Trombonave si espande a macchia d’olio.

Ci sono però i suoi effetti collaterali, ovvero: nordici/nordiche che collassano pisciando vomitandoque perché dal momento che gli alcolici costano poco si sentono autorizzati a devastarsi fino al delirium tremens (pare che nei Nineties la maggior parte della gente non scendesse neanche dal traghetto per un secondo perché troppo dilaniata per muovere un muscolo, con scene da Notte dei Morti Viventi di Romero, bella vacanza), turisti che sperano nelle procaci bionde, e last but not least, le suddette bionde che lo sanno e quindi si tengono alla larga da questo girone dantesco, e soprattutto le tardone cesse che sperano di ruscolare qualcosa.

Insomma, un epic fail.

Dando poi un’occhiata su siti specializzati (come “gnoccatravel.com”) risulta che queste trombonavi siano sempre state delle voliere di napoletani con la bava alla bocca da un lato, e gite di sedicenni finlandesi in modalità devasto dall’altro, quindi ecco, si riconferma il fatto che se vi prospettavate con gli occhialini da sole, la camicina aperta e due bionde che vi sventolano con in sottofondo “Mareee profumo di mareeee”, avete nettamente sbagliato nave.
La Genova-Barcellona è sicuramente più festaiola. Lo dico per esperienza diretta.

Sono sempre pronta a smentite comunque eh, fatemi sapere, magari si dice in giro che è tutta una fuffa perché è una specie di Fight Club che nessuno sa, nessuno parla, e invece appena entri sembra di essere in Eyes Wide Shut, non lo so.

TROMBONAVEPare che una fetta di mercato però ci sia: le donne nordiche che viaggiano sole per ruscolare dell’affetto risultano essere nate nell’entredeuxguerres, quindi, per chi ama il genere granny, ci sono buone probabilità di riuscita di conquistare una notte tra flaccide braccia e baci al sapore di Algasiv.

Negli anni inoltre, qualcosa è cambiato: hanno chiuso il duty free dei negozi di alcolici in orario serale ad esempio, perché la Viking voleva evitare il fenomeno di quelli che compravano alcol non tassato nei negozietti per fare i festini privati nelle stanze (distruggendole come sbabbari) e non spendere nemmeno una corona nei pub e nelle discoteche.
Pare ci siano state delle sollevazioni popolari per questo, ma alla fine la compagnia decide, o così o Pomì. Se volete le vostre scorte private di booze le comprate solo la mattina, la sera disco.

Certo, è comunque molto più economico comprare alcolici in questi pub che non in quelli a giro per le strade svedesi, poi pare che sulla Cinderella non stiano così attenti all’età (in Svezia devi avere 20 anni per poter bere in un pub; ma capita, specie a Stoccolma, che il padrone del locale faccia un po’ come vuole, e se non vuole una clientela troppo giovane alza la soglia a 30, lo può fare), e poi non ci sono i buttafuori fascisti che ho visto in Svezia. Forse dovrei scrivere un post a parte sulla security dei locali.

In sostanza sono dei parasbirri, si sentono chissà chi, hanno la facoltà di buttare fuori e mazziare chi vogliono perché rispondono alle direttive del locale, che ha carta bianca su chi far entrare e chi no. Almeno, così mi hanno detto degli svedesi, mi piacerebbe controllare personalmente qualche legge e regolamento perché mi sembra abbastanza anticostituzionalino, perché insomma, se il padrone del locale decide che butta fuori chi vuole, e lui non vuole zingari nel suo locale, glielo fanno fare? Ecco, spererei bene di no, spererei che fosse LUI a rischio mazzate, non i clienti sgraditi. Se sapete illuminatemi perché mi interessa molto.

Insomma, alla fine delle fatte fini io sulla Trombonave non ci sono mai stata, anche se mi piacerebbe perché ti vedi tutto l’arcipelago bellissimo e fai scalo alle isole Åland, e poi viaggiare in nave a me piace un sacco. Ci farò un salto e vi farò sapere.

Anzi no, non vi farò sapere perché “tutto quello che accade in Trombonave, rimane in Trombonave“.

Spero di esservi stata utile.

Per quanto riguarda il piatto di oggi, visto che si è parlato di mar Baltico, vi propongo l’aringa.

Che poi si fa presto a dire aringa, perché c’è una diatriba sul nome dell’aringa tra la costa est del Baltico e la costa ovest del Mare del Nord. Se vi interessa saperne di più, leggete qui.

Ma siccome faccio le cose per benino, io non vi faccio l’aringa a caso, vi faccio proprio lo strömming, che è il modo in cui a Stoccolma e in generale nella baltica costa est si chiama l’aringa. Nella costa ovest la chiamano sill, ma i biologi hanno concordato che si tratta più o meno dello stesso pesce; lo strömming è solo leggermente più piccolo.

Lo strömming, tra l’altro, sta alla base della preparazione del noto surströmming (“strömming acido”), aringa decomposta e fermentata che odora di palude dello Stige e di cui avevo parlato qui, postandovi anche un video.

E vi avevo già promesso di assaggiarla e filmarmi (tipo le 2 girls 1 cup reactions), ma ancora non mi è riuscito trovare questa prelibatezza al supermercato. La troverò prima o poi.

La ricetta di oggi è invece una profumatissima aringa impanata e fritta, servita con potatismos rårörda lingon, che sarebbe il mirtillo rosso (potete usare il ribes se non lo trovate) riscaldato con un pochino di zucchero.

Fidatevi che questa è bona!

INGREDIENTI PER 2 PERSONE:

  • 4 filetti di aringa
  • 50 gr. di farina di segale
  • 50 gr. di pangrattato
  • 50 gr. di burro
  • 1/2 dl di olio di semi
  • sale
  • potatismos
  • rårörda lingon

PREPARAZIONE:

Mischiare la farina di segale e il pangrattato, togliere la spina principale alle aringhe e infarinarle bene, lasciandole per 5 minuti dentro la farina.

Mettere a scaldare il burro insieme all’olio e quando è caldo buttare le aringhe infarinate.

Servire le aringhe con il potatismos (è buono anche freddo, ma se preferite potete dargli una scaldatina) e i rårörda lingon.

stektstromming

Stekt strömming med potatismos och rårörda lingon pronto! Foto di Gianluca La Bruna www.gianlucalabruna.com gianlucalabruna.tumblr.com www.gianlucalabrunaphotography.com

Buon appetito!

I.