Un po’ di cuRtura ogni tanto ci vole.
E quindi tocca anche affrontare argomenti ignoti ai più (l’incolta plebaglia che tanto affligge questo mondo).
Per arrivare agli argomenti per gente-di-un-certo-livello però partiamo dal piatto, che è una zuppa di piselli gialli con porco e mostarda. Sì, un altro di quei piattini leggeri e facili da digerire, ché dopo cena vi sembrerà di avere le pareti dello stomaco foderate di osmio e alzarsi risulterà essere un’impresa titanica.
C’è una spiegazione soddisfacente alla pesantezza di tale wiwanda, comunque.
Vabbè, è un piatto antichissimo, precristiano, previchingo (quando i viKi non erano ancora viKi, che tenerezza), pretutto. Consumato prevalentemente d’estate, quando i piselli gialli crescono a manetta. Capito? Altro che caprese, al Nord non sentono cazzi.
Come ben sapete, arrivò il Cristianesimo anche lì. E chissà perché ma le religioni, soprattutto quelle monoteiste, partono dall’idea che dio (o Dio, non ho ancora capito quanto la mia ideologia si scontri con l’ortografia) invece di pensare a come risolvere carestie, epidemie, guerre, etc. tenga molto a cuore a cose come “tra i quadrupedi, mangiare soltanto ruminanti con lo zoccolo spaccato”, “tagliarsi un pezzetto di pene”, “fare una giratina alla Mecca ogni tanto”, etc.
Per il dio cristiano è importante (anzi lo era, poi deve essersi distratto) che il venerdì ci si tenga leggeri e si “mangi di magro”.
E allora è nata l’astuta tradizione di sfondarsi il giovedì, così il venerdì puoi anche non mangiare perché il tuo corpo è ancora provato dal cibo del giorno prima.
Mentre a Roma ciò si traduce con gli gnocchi, in Svezia abbiamo la ärtsoppa med fläsk (“zuppa di piselli con porco”).
E ormai voi espertoni di cibo svedese sapete che nei viKimarket c’è la versione already made in salsiccione: voi tagliate salsiccione, versate in pentolo, appoggiate su piastra elettrica (perché nel nord Europa hanno paura del fuoco e preferiscono sprecare energia elettrica), e sbranate.
Qui nel Belpa invece se la volete ve la fate, ma via, non ci vuole una laurea in Fisica molecolare e atomica, è un piatto facile.
Il consumo della ärtsoppa è noto fino dal 1200, ma con il cavolo al posto del fläsk. La prima testimonianza dell’aggiunta del maiale risale a un giovedì del 1577, quando la ärtsoppa med fläsk fu servita al re Erik XIV Vasa, che soffriva di manie di persecuzione e ammazzava gente a caso, condita con una bella spolverata di arsenico. E tanti saluti allo spostato Erik.
Nel 1700 iniziò poi la curiosa tradizione di berci dietro il punsch svedese caldo, che è un liquore tipo grappa, a base di arrack, un a specie di rum prodotto in India e Sri Lanka e diffuso in Svezia proprio nel ‘700 dalla Compagnia svedese delle Indie Orientali fondata a Göteborg.
Nel 1800, siccome si pensava che una zuppa di legumi con una quantità spropositata di porco in tutti i modi e le maniere e intervallata da gozzate di rum fosse troppo delicata per un vero viKistomaco, si decise di aggiungere dei pancakes alla fine del pasto, o pannkakor, con panna e marmellata. Che vi farò molto presto, perché li amo.
Ed ecco che il tradizionale pasto del giovedì fu pronto nella forma che conosciamo oggi. Pasto che viene servito nelle scuole e nelle caserme della Svezia, spero vivamente per la loro salute non ogni giovedì.
E ora l’argomento culturale.
Questo piatto era in assoluto il cibo preferito di August Strindberg, drammaturgo e scrittore svedese che, per quanto geniale, evidentemente non aveva poi tutto questo gusto culinario, perché la ärtsoppa sarà anche buona, per carità, ma è pur sempre una stupida zuppa di piselli.
Ma vabbè, Strindberg aveva altre qualità. Basti pensare che il piatto preferito di John Lennon erano i cornflakes, e allora, che ci volete fare.
Sostanzialmente Strindberg ricopre da solo TUUUUUUTTA la letteratura svedese, perché la sua opera completa consta di ben 50 volumi e tratta praticamente tutti i generi letterari conosciuti. Se non tutti quasi tutti.
Studiò ogni cosa (medicina, filologia, recitazione, teosofia, etc.) e fece ogni cosa (pittore, scultore, chimico, fotografo, etc.). Si sposò circa una dozzina di volte e litigò con chiunque.
Era un mezzo matto, alla fine, che ha scritto capolavori della letteratura non solo scandinava, ma mondiale, come La stanza rossa (a volte tradotto con La camera rossa), Il padre, Danza di morte, La sonata degli spettri, e moltissime altre cose che ho studiato all’università e che ho poi dimenticato anche grazie all’alcol usato per festeggiare i miei esami (segno evidente che quindi un tempo queste cose le ho sapute).
Comunque per farvela molto breve, avete presente un nordico con una penna in mano? Di cosa potrà mai scrivere?
Precisamente. Di drammi interiori, lotte psichiche, crudeltà, corruzione di animi, figa (eh oh, c’è anche quella tra gli argomenti più eviscerati in letteratura), conflitti edipici, spiritualità, morale, analisi culturale, interpretazioni artistiche, metariflessioni, metariflessioni sulle metariflessioni e bla bla bla.
E fra una tragedia umana e l’altra il solerte Strindberg ci dava di zuppa e porco, che definì addirittura gudamat, “cibo degli dei”. Me cojoni.
Ho provato a usarlo come garanzia, magari vi ha convinto.
Secondo il mio modesto parere la ärtsoppa è buona, ok, ma sì insomma, è una zuppa di piselli. E io sono toscana, per cui di zuppe ne so un casino. Ecco, comunque eviterei di servirla con alcol à gogo e pancakes dopo, perché io personalmente ci tengo a vivere, però come piatto unico secondo me ci sta tutta. Poi se ve la sentite osate.
Forse rivedrei il fatto che si tratta originariamente di un piatto estivo. Quello sì. Insomma, meglio non morire di infarto mentre si risalgono gli scogli dopo una giornata la mare.
Anche perché sticazzi dei piselli gialli, io li ho usati verdi perché quelli gialli non li ho trovati da nessuna parte, e stavolta non mi sono fermata di fronte ad un’infruttuosa ricerca all’Ipercoop, ma sono andata perfino in due negozi di granaglie, di cui uno al mercato centrale.
Non erano a conoscenza dell’esistenza dei piselli gialli.
INGREDIENTI PER 3/4 PERSONE:
- 300 gr. di piselli gialli secchi
- 1 litro d’acqua
- 1/2 carota
- 1 cipolla gialla e 1/2
- 150 gr. di pancetta (non a fette, ma un pezzettone intero)
- 1 pizzico di timo
- 1 pizzico di maggiorana
- 1 foglia di alloro
- un casino di pepe nero
- 6-8 fette di pane di segale croccante
- mostarda con i semini
PREPARAZIONE:
Mettete i piselli secchi in una pentola di acqua fredda, coprite con un coperchio e lasciate una notte.
Risciacquate i piselli, metteteli in una pentola con un litro d’acqua, e mettete sul fuoco.
Tagliate carota e cipolla e aggiungete ai piselli. Mettete anche il pezzettone di pancetta nella pentola.
Coprite, cuocete a fuoco molto basso per un’ora e mezzo, togliete il pezzettone di pancetta e frullate tutto con il frullino a immersione.
Tagliate il pezzo di pancetta a cubetti e metteteli di nuovo in pentola.
Servite la zuppa con un paio di fette di pane di segale croccante su cui avrete spalmato abbondante mostarda.
Buon appetito!
I.